Il Mercato delle Spezie

[Free Talk]

E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho scritto un articolo su questo blog, ma purtroppo in questi ultimi mesi riuscire a trovare la giusta ispirazione o la giusta voglia è stato piuttosto difficile e dunque ho continuato a procrastinare.
Questo almeno fino a che non mi sono ritrovata a riflettere su un’esperienza accadutami ieri sera, che mi ha fatto venire voglia di scrivere questo articolo, uno di quelli in cui non approfondisco nessuna opera in particolare, ma semplicemente parlo liberamente di questioni attuali legate al mondo dell’intrattenimento. Non essendo nulla di preparato, sto abbozzando le idee al momento, dunque non so nemmeno cosa verrà fuori da questo discorso, ma sentivo la necessità di esternare qualche considerazione e dunque vediamo di cominciare.

Anzitutto, contestualizzo brevemente la situazione.
L’altra sera mi sono messa comodamente a letto con l’ultimo libro che ho acquistato in libreria (di cui non farò il nome, perché non è di questo che voglio parlare). Era un romanzo che si presentava come una sorta di fantasy, di quelli che stanno spopolando molto adesso, che prendono ispirazione dalla mitologia greco-romana e che mi pareva abbastanza interessante, conoscendo il mito d’origine, solo che a un certo punto, la storia ha iniziato a prendere una piega decisamente inaspettata, perché quando nella sinossi si parlava di una vendetta contro Zeus, pensavo a una cosa un po’ più militare/politica/strategica. Certo, se serviva per la causa, aveva senso anche l’elemento del fake dating, ma di certo quello che non mi aspettavo minimamente, era che suddetta vendetta prevedesse svariate sessioni intensive di un certo tipo di attività.
Mi sono dovuta fermare.
Non lo so, forse alcuni potrebbero ritenerlo eccessivo, forse fra di voi c’è chi apprezzerebbe l’idea di un 50 Shades in chiave Olimpo, ma io purtroppo no.
E questo mi ha ricordato di come di recente in effetti ci fosse stata su Twitter una polemica proprio legata al fatto che ultimamente gran parte dei romanzi che vengono messi in vendita sono, come si dice in gergo, spicy e di come purtroppo molte volte questo diventi in realtà l’unico fulcro della storia, proprio come se stessimo leggendo il copione di un film porno (tanto vale dirlo senza censure almeno ci capiamo) in cui la trama alla fine non è rilevante, purché i protagonisti ci diano dentro un capitolo sì e l’altro pure.

Non è questione di essere bigotti
Sia chiaro, non condividere questo tipo di narrativa non ha nulla a che vedere su quale sia la nostra opinione del sesso, sono proprio due concetti differenti.
Quando si tratta di d’amore, è pressoché normale ritrovarsi a leggere determinate scene, proprio perché vengono inserite come parte dell’evoluzione della relazione fra i protagonisti e la cui descrizione varia sempre a discrezione dell’autore/autrice. C’è chi lascia semplicemente intuire cosa accade senza soffermarsi troppo sulla narrazione e chi va un po’ più nel dettaglio, proprio come succede coi film, a seconda di qual è l’idea del/la regista.
E’ normale, dunque. Siamo negli anni Venti del Duemila, nessuno si scandalizzerebbe mai per una scena spinta in un romanzo. Il problema però diventa il quanto e il come.
Anzitutto, per quello che mi riguarda, credo che ridurre una storia d’amore ad un’unica sequela di atti sessuali, come se stessimo leggendo il diario erotico di qualcuno, denota non solo una certa mancanza di fantasia, ma rischia di far passare il messaggio che in una relazione l’unica cosa importante sia appunto il sesso, un pensiero che può essere condivisibile, ma come anche no.
Oltretutto, ciò che spesso mi è capitato di notare in romanzi di pubblicazioni più attuali, sia anche un parallelo impoverimento del registro linguistico che, quasi a voler abbondare la quantità di pepe macinata sopra suddette scene, si libera di ogni restrizione diventando spesso volgare e scurrile, come se stessimo assistendo alla telecronaca di un rapporto con tanto di dettagli che forse sono un po’ too much

“Eh ma non si può parlare di niente!”
Chiariamo un punto: come ho già detto prima, sono perfettamente consapevole del fatto che al giorno d’oggi l’emancipazione sessuale sia arrivata a un livello tale da permetterci di inserire scene di sesso in libri e film senza il timore di suscitare uno scandalo. Il problema maggiore si presenta quando queste scelte narrative sono gestite male a livello editoriale, anzitutto permettendo troppo spesso un utilizzo di un linguaggio che per un romanzo è quanto mai improprio,  soprattutto quando suddetto linguaggio viene usato solo ed esclusivamente per quel tipo di scene e che quindi non fa parte del tratto distintivo di un autore e poi in secondo luogo, forse sarebbe arrivata anche l’ora di fare come nei manga (ma forse questo lo avevo già detto) e cominciare a mettere dei bei bollini rossi sulle copertine con un +18 in bella vista, così da avvertire il lettore in quello che si sta per imbattere, dato che ormai in qualunque tipo di romanzo si finisce per incappare in scene simili, mentre una volta erano limitate ad una determinata tipologia di lettura.

L’emancipazione del paradosso
In conclusione, è vero i tempi sono cambiati. Ora c’è molta più libertà di espressione rispetto agli anni passati, ma questa società così fortemente sesso-centrica, che continua a fare del sesso l’unica cosa veramente importante nella vita, spesso crea delle situazioni di difficoltà, perché non tiene in conto del fatto che alla fine, ogni singolo individuo vive la propria intimità come meglio crede e questo può anche volersi tradurre in non essere per nulla interessati a un determinato tipo di svaghi. Dare per scontato che a chiunque possa piacere una cosa solo perché piace alla maggioranza, denota una certa superficialità, questo chiaramente vale per ogni situazione.  Incolpare, deridere o criticare chiunque non la pensi come noi, è invece un chiaro segno di ignoranza.
Libertà sessuale non si traduce in: “faccio sesso tutte le volte che mi va e ne parlo ogni volta che ne ho voglia”, ma semplicemente significa dare la possibilità a chiunque di vivere la propria sessualità come meglio preferisce e come più lo aggrada, senza doversi sentire in difetto o senza dover fare una determinata cosa perché lo fanno tutti e non farla vorrebbe dire venire tagliati fuori.
Non dobbiamo mai dimenticare che, per quanto naturale, è un argomento sempre molto delicato, quindi magari, andiamoci piano.

Il Mercato delle Spezieultima modifica: 2024-02-22T11:57:46+01:00da gem-y
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